Abstract
Il contributo si sofferma sul processo di rafforzamento della funzione nomofilattica della Corte di cassazione prendendo le mosse dal racconto di fantasia giudiziaria Justice 65 scritto nel 1954 da Jacques Charpentier. Particolare attenzione viene dunque dedicata al maggiore rilievo assunto dal precedente, anche nella prospettiva dell’impiego sempre più capillare degli algoritmi predittivi e dei sistemi di intelligenza artificiale. Ne emerge un approccio antropocentrico alla giustizia algoritmica, che non alimenti una vacua tecnofobia, ma ispiri un umanesimo digitale consapevole delle notevoli potenzialità dei nuovi sistemi, ma anche dei loro rischi.
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