Abstract
L’articolo analizza il ruolo attribuito dalle teorizzazioni di Rawls e Habermas agli argomenti religiosi nel ragionamento pubblico degli Stati democratici. I due filosofi sembrano affrontare un percorso simile: dopo aver dato un contributo teorico fondamentale in vista dello sviluppo di un’idea di sfera pubblica intesa in termini prettamente secolari, tanto Rawls quanto Habermas conferiscono un crescente valore alle voci religiose nel discorso e nella vita politica delle società liberali. Nel testo si esaminano i requisiti che – a parere dei due filosofi – il discorso religioso sulla scena pubblica deve rispettare al fine di potervi giocare un ruolo significativo. L’idea di fondo è quella che si possano individuare alcune condizioni, in cui è non solo possibile, ma auspicabile e (forse) necessario che i credenti facciano appello alle proprie convinzioni più profonde nella discussione pubblica. In conclusione, si offrono alcune riflessioni sulle argomentazioni avanzate sui migranti da Papa Francesco, rapportandole ai dettami formulati da Rawls e Habermas.
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