N. 3 (2023): L'antimilitarismo in Italia. Dal secondo dopoguerra a oggi
L'antimilitarismo in Italia. Dal secondo dopoguerra a oggi

Questo numero di «Acronia» è dedicato allo studio dell’attivismo dei movimenti antibellicisti attivi in Italia nel secondo dopoguerra nelle loro differenziate declinazioni; in particolare si cerca di indagare vari aspetti e visuali del fenomeno, spaziando su diverse dimensioni: geopolitica, spazio-temporale, psicosociale, esistenziale, ecc. Dopo una introduzione di contestualizzazione e presentazione, a cura di Isabelle Felici e Giorgio Sacchetti, apre la corposa serie dei saggi l’analisi di ampio respiro di Walter Falgio sulla Sardegna, seguita dalla indagine sulla obiezione di coscienza al servizio militare di leva nell’Italia degli anni sessanta di Marco Labbate, che riesce a coglierne i passaggi lessicali e culturali cruciali, dalla dimensione individuale e intimistica alle pratiche collettive. La genealogia dell’immaginario antimilitarista è invece il focus proposto da Tommaso Rebora, con uno studio mirato sui significati profondi e impattanti del movimento globale di opposizione alla guerra in Vietnam («Il Vietnam è ovunque»), sulle contaminazio-ni culturali della Nuova sinistra italiana rispetto alle omologhe mobilitazioni negli Stati Uniti, alla New Left e all’“altra America”. Segue Elisa Santalena che, prendendo spunto dalla visita del presidente Richard Nixon in Italia nel febbraio 1969, affronta un tema di grande rilevanza politologica internazionale, ossia lo snodo dei primi anni settanta, come il conflitto aperto nel paese e nel parlamento dalla vasta campagna anti-nato del pci. Pippo Gurrieri, quindi, basan-dosi sulla sua posizione di “osservatore partecipe” in quanto attivista di lungo corso – oltre che pubblicista e editore militante in Sicilia – ci fornisce un’originale lettura ragionata delle «battaglie antimilitariste nell’isola armata» e, è il caso di dire, proprio in diretta dal fronte. Ancora sulla Sicilia, Gianni Piazza, utilizzando una vasta gamma di fonti, propone una visuale da analista e studioso dei fenomeni socioculturali contemporanei, e un efficace focus sulla partecipazione ai movimenti e ai conflitti di natura ambientale territoriale che hanno coinvolto l’isola nell’ultimo quarantennio. Il movimento pacifista e antibellicista, inteso nella sua dimensione globale e nelle sue innumerevoli variopinte declinazioni raggiungeva, fra gli anni novanta e il duemila – dall’epoca di Seattle fino alla seconda guerra in Iraq –, il suo apice di forza e di capacità mobilitante, meritandosi la definizione di «seconda superpotenza mondiale» («New York Times», 17 febbraio 2003). Luca Salza, storico delle idee, partendo proprio dalla successiva fase di declino delle mo-bilitazioni di massa, con il processo di assuefazione mediatica e di banalizzazione di una «guerra infinita» permanente, chiude la rassegna indagando in profondità questo passaggio di enorme rilevanza psicosociale: dalle stagioni delle mobilitazioni collettive alla «volontà di abbandono» come risposta individuale.