Abstract
L'espressione "Terzietà" non è stata analizzata dalla legge come meriterebbe: riguarda solo il profilo del giudice - strettamente riduzionista - contrariamente a un significato più ampio e più profondo che potrebbe essere raggiunto, affrontando la "svolta ermeneutica" , che ha ripensato ai concetti di "pregiudizio" e "precomprensione".
Per risolvere la difficoltà definitoria, si può estendere alle concettualizzazioni di Alexandre Kojève, trattate in "Linee di una Fenomenologia del diritto", rimodellando la "dialettica" hegeliana tra lo Schiavo e il Signore.
In un'altra direzione, il soggetto implica una connessione con la psicoanalisi lacaniana, ripensata da Bruno Romano, in particolare, alla congiunzione tra "logos" e "nomos", garantita dall' "anello del simbolico".
Il concetto di "Terzietà" non può essere definito una volta per tutte, ma può essere considerato come uno spazio vuoto - non mio, né tuo - aperto alla ricerca del significato.