Abstract
Il saggio indaga le trasformazioni del legame sociale e del concetto di istituzione alla luce della crescente intermediazione tecnologica, adottando una prospettiva interdisciplinare che intreccia diritto, filosofia e antropologia. Attraverso un confronto teorico con Thomas Hobbes, Arnold Gehlen e Santi Romano, si ricostruisce il ruolo originariamente protettivo e aggregante della tecnica, vista come risposta alla fragilità strutturale dell’essere umano e fondamento dell’ordine comunitario e istituzionale. Tuttavia, il cuore dell’analisi risiede nella tesi di un'inversione contemporanea del paradigma hobbesiano: la tecnica, da strumento di costruzione del "noi", si è trasformata in fattore di disgregazione, alimentando una nuova moltitudine di “io” isolati. L’individuo iperconnesso, sollevato dal confronto diretto con l’altro e assorbito in dinamiche di automazione e autoreferenzialità, si ritrova slegato da autentiche forme di appartenenza collettiva. In questo scenario, anche il concetto di istituzione si riconfigura, perdendo la sua funzione originaria di mediazione simbolica e coesione sociale, e trasformandosi in dispositivo funzionale svuotato di legittimità condivisa.
