Abstract
Nell’opera di Bachelard coesistono due vie, quella della scienza e quella della poesia. Fu Georges Canguilhem a riconoscere che la sua filosofia praticava un dualismo senza reciproca scomunica del reale e dell’immaginario. Questo dualismo, nato dalla complementarietà, è il fondamento di una “pedagogia del no” che aspira ad essere una “pedagogia del verso”. Da un lato, un’epistemologia visionaria e rischiosa che cerca la verità discorsiva; dall’altro una fenomenologia che ripercorre immagini poetiche e fantasticherie. La scienza e la ragione cercano, in questo grande pensatore, una psicoanalisi della conoscenza oggettiva e un approccio dialettico, dove l’apprendimento oscilla tra rivoluzione e riflessione, fino a giungere a una nuova pedagogia dove l’intelligenza è veramente creativa ed emancipatrice.