Abstract
Considerata l’inefficacia delle politiche securitarie, si tenta, in queste pagine, una riformulazione del concetto di sicurezza, proponendone una rappresentazione tramite la figura dell’apertura. Questa impone da una parte, di recuperare l’ampiezza semantica propria di questo termine, a partire dal concetto di cura e dalla relazionalità che essa istituisce; dall’altra, di rovesciare il modo stesso di intendere il diritto alla sicurezza a partire dalla sua titolarità, intendendola quindi come un bene collettivo, un diritto che possa essere ricondotto a, e rivendicato da, un soggetto plurale. In tal senso, appare pertinente ancorare il discorso securitario alla città, come primo spazio in cui si realizza l’esistenza di quella pluralità. La città in effetti rappresenta il primo luogo comune, vale a dire lo spazio in cui una pluralità diviene una comunità, un’unità. Essa non indica pertanto solo una porzione di spazio fisico, ma più essenzialmente uno spazio antropologico, una realtà etico-culturale, luogo di incontro e partecipazione. Entro questo quadro, il riferimento al diritto alla città consente di declinare il discorso sulla sicurezza secondo una modalità inclusiva.
Keywords: sicurezza, libertà, soggetto, spazio, diritto alla città.