Abstract
Benché di relativa importanza oggettiva, la complessa vicenda della fabbrica di cartucce italiana in Marocco mette in luce, da un lato, la capacità di Parigi di utilizzare efficacemente la guerra in Algeria per salvaguardare i propri interessi nel Maghreb e, dall’altro, la cautela dell’Italia nel tradurre in azioni gli orientamenti ‘neoatlantici’. Tale cautela era necessaria per evitare di aggravare la crisi francese, che avrebbe potuto avere pericolose conseguenze sia sui rapporti bilaterali sia sulle delicate dinamiche europee e atlantiche. Infatti, solo nel 1961, alla fine del conflitto algerino e in un contesto politico diverso da quello del 1957 in cui la questione si era posta per la prima volta, essa poté essere finalmente risolta.