Abstract
Il lavoro di Deleuze e Guattari è spesso presentato in termini di un’ontologia spaziale poiché esplora la relazionalità tra I frammenti che costituiscono il reale. Di conseguenza, è facilmente assunto come quadro teorico per architetti e geografi che utilizzano questo approccio per sviluppare i loro rispettivi campi. Analogamente a queste discipline, il lavoro del duo è permeato di immagini che aiutano a rappresentare i concetti che stanno esplorando in un modo morbido e non abrasivo. Pur riconoscendo la capacità delle immagini di rappresentare dei concetti spaziali, evitano curiosamente i disegni architettonici, avventurandosi piuttosto in un diverso tipo di illustrazioni, sempre descrivendole o presentando la loro capacità di produrre dei diagrammi adeguati. In un’occasione, le immagini che hanno descritto in un momento cruciale offrono una lettura metafisica del mondo – una che probabilmente si trova al confine tra il virtuale e l’attuale. Questi sono i rendering di Robert Gie. Una lettura del confronto tra i suoi rendering e la convenzione del disegno architettonico, che manca nei testi di Deleuze e Guattari, può aiutare a riconciliare i concetti nei testi che discutono del desiderio e delle idee problematiche legate all’interiorità.