Abstract
Si prova dolore nel comprendere la musica di un'epoca che va oltre alla nostra. È un dolore che spesso viene raccolto attraverso la glorificazione e la romanticizzazione della scomparsa di alcune voci, creando una narrazione postuma che alimenta l'attrazione della società per il finito, la catastrofe e la tragedia. Questo articolo esplorerà i triadic contexts di tre musicisti scomparsi nel XX secolo (Jackson.C. Frank, Nick Drake, Jeff Buckley), in relazione agli ambienti in cui la loro musica è stata creata, alle tragedie che permangono e al disvelamento della distruzione del XXI secolo. In questo modo si individua un paradosso morale: mentre noi, amanti e ascoltatori, sopravviviamo a tragedie altrui, rischiamo di intendere la musica come periferica rispetto alla tragedia. Eppure, senza la romanticizzazione della tragedia, molte voci potrebbero essere completamente scomparse insieme ai corpi fisici e alle anime che le hanno ospitate. Quindi, come osservatori di questo sacrificio, da che parte stiamo?