Abstract
Il teatro è per natura il luogo della opsis, cioè dell’invenzione di uno
sguardo e di una modalità del vedere capaci di radicalizzare il rapporto
fra soggetto e rappresentazione. Pur contando sul primato della parola,
la drammaturgia dell’Occidente si è lasciata attraversare da una vertigine
visuale che ha portato a codificare il modello del «teatro immagine».
Grazie all’impatto della Visual Culture è possibile oggi riconsiderare alcune
pratiche drammaturgiche e di scrittura scenica secondo un’ottica
critica più fluida e dinamica, che ponga nella giusta luce concetti cardine
come «sguardo», «ambiente» e «dispositivo».
Il saggio intende offrire una preliminare mappatura di questioni teoriche
e metodologiche relative al rapporto fra teatro e regimi della visualità
attraverso la messa in questione di due casi di studio: la ‘teoria dell’occhio’
di Giovanni Testori e l’omaggio a Petrolio di Pasolini da parte di Motus.