Abstract
Alla fine del XIX secolo cambia il modello di riferimento dell’immagine
scenica: il modello non è più la pittura, ma la fotografia. Nasce un illusionismo
scenico nuovo, contro il quale prendono posizione la poetica
di Jarry, la concezione della luce di Appia e la teoria registica di Gordon
Craig. Grazie a questi interventi, il teatro non è più concepito come immagine
specchiata del reale, ma come luogo della creatività autonoma
di un immaginario che va al di là d’ogni mera riproduzione della natura
organica. Nel primo novecento, vengono infranti i postulati della cornice
scenica e della quarta parete: con il richiamo ai modelli del varieta’ o del
circo, con il convenzionalismo di Meyerhol’d, con il teatro politico della
repubblica di weimar. Dopo questi eventi, l’immagine teatrale diviene
un’immagine libera di posizionarsi e di fluire nello spazio e nel tempo
in cui è immerso lo spettatore, dislocata dai condizionamenti di una scenografia
che imita il quadro o la fotografia, sciolta dall’imperativo della
verosimiglianza.