Abstract
Nonostante la vocazione ad accecare la visione, in nome di una tensione
alla dépense riconducibile a Bataille, è innegabile che il cinema di Carmelo
Bene sia un cinema “dalla parte dell’occhio” che, come ha messo in
luce il critico Maurizio Grande, è barocco e figurativo.
Con la nostra relazione proseguiremo quindi a isolare le innumerevoli
citazioni pittoriche inserite, persino a livello subliminale, nella diegesi
filmica di Bene, che analizzeremo attraverso un approccio ai visual studies,
con particolare riferimento a Warburg e Didi-Hubbermann. Da un
simile indagine ci prefiggiamo di mettere in luce l’attualità del cinema di
Bene, che impiega tattiche di avanguardia per riflettere metalinguisticamente
sullo statuto dell’immagine filmica.