Abstract
Considerando la sottile linea tra il reale e l’ineffabile, tra l’artista e l’opera d’arte, si può osservare, nell’epoca contemporanea, un distacco sempre più lontano dalla mimesi e un avvicinamento alla diegesi. Questo periodo contemporaneo della fine dell’arte – della morte dell’arte, come l’ha definita Dante, si sovrappone a livello metafisico alla morte delle muse, finché l’esistenza è in pura coincidenza con la creazione, e il creatore con un momento di attesa del suo stesso divenire. Così la morte delle muse è una metafora per il distacco del creatore d’arte (chiamato dio – per il potere decisionale intrinseco), dall’incipiente idea ispiratrice, dai semi di vita nati dalla scintilla dei pensieri e dalla condizione di genio. Rispetto al concetto artistico, c’è un’analogia paradossale con il bildungsroman, il romanzo di formazione e scoperta di sé, della vita dopo la morte, della morte della fine, finché le creazioni artistiche durano per la loro stessa capacità di affascinare.
