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Per il numero 10, che è stato una tappa di chiusura, e poi si è trasformato in progetto di apertura di una nuova epoca di Dialogoi, proponevamo il tema dell’Atomo metaforico. Ma tra matematica, fisica e cosmografia, tra misura finita e misure infinite, tra grandezze incalcolabili e definibili nel mezzo delle grandi macchine chilometriche del Cern, ci si arrovellava tra limiti bui e prospettive minoritarie. La materia oscura è un desiderio e un sogno, un limite e un percorso dell’utopia. La caduta delle certezze si evidenziava nella meccanica quantistica, e la probabilità del sapere tornava alla vittoria come dinanzi alle mura di Ilio. La guerra era la fine per Troia, ma anche la rinascita della Pace, finalmente ritrovata.

Si legga in Aristofane, Pace (421 a. C.), vv. 221-223, lo scambio di battute tra Trigeo e Ermes:

Εr. Non so se mai tornerete, in futuro, a vedere Pace.

Tr. E perché? Dov’è andata a finire?

Εr. Pòlemos l’ha gettata in un antro profondo!

Eppure forse la speranza fu solo effimera in attesa di una fine sciagurata nel confronto tra Pòlemos, signore della guerra, e Eirene, personificazione della Pace. In ogni caso dopo la catastrofe atomica, esemplarmente sintetizzata nell’uccello atomico di Trieste, è la pace per cui combatte Lisistrata mediante l’utopia della Comicità. In Eirene risiede la sfida del numero 11. La cosa possibile dopo la catastrofe. La parola possibile.

Se la bomba era il culmine dell’uccello atomico, come nella scultura antologizzata al museo Revoltella di Trieste, la festa auspicata di Aristofane non è la guerra ma il suo opposto, il ritorno di Pace, scacciata e ridotta in una foiba da Pòlemos.

Come allora restaurare il suo corpo, la sua presenza e vigenza?

In campi infiniti, i campi del dileggio e del sarcasmo, dove c’erano stati i campi delle stragi e della devastazione. Le terre ritrovate oltre i crepacci e gli anfratti sono ancora quelle della diaspora e del grottesco. Il comico è dunque unica arma incruenta ma tagliente come una lama affilata. Come, dopo la sfida moderna, nei tempi delle scienze, Cervantes e Shakespeare lo faranno, lo hanno già fatto, agli albori delle guerre di religione.

Tuttavia già Aristofane nel fare donna la Pace anticipa Picasso, come Antenore Fabbri aveva reso Ferro l’uccello della Guerra, vuoto -vano- come ogni guerra. Antica o moderna. 

 

Agenore Fabbri, Museo Revoltella