Abstract
Questo contributo analizza le tesi di Gaston Bachelard esposte ne Il nuovo spirito scientifico [Le nouvel esprit scientifique] (1934) e La filosofia del non [La philosophie du non]] (1940) per rispondere alla domanda: perché la scienza costruisce il mondo? Prendendo sul serio l’idea di una science réalisante, si propone di riesaminarla alla luce delle sfide del XXI secolo. Scienza e tecnologia appaiono come le principali fonti del nostro ambiente materiale, un fenomeno che può essere interpretato attraverso approcci di matrice marxiana sviluppati nella seconda metà del XX secolo. L’analisi si concentra sulla critica della nozione bachelardiana di phénoménotechnique, mettendola in dialogo con i concetti di ideologia materializzata, elaborato da Guy Debord a partire dagli anni Sessanta, e di astrazioni reali, centrali nella critica del valore-dissociazione. Sebbene un legame tra Bachelard e Debord sia stato già suggerito in relazione a La poetica dello spazio [La poétique de l’espace] e alla pratica situazionista della deriva, l’attenzione è orientata verso il concetto di phénoménotechnique. Partendo dalla mia esperienza di ricerca nel campo della metrologia delle frequenze e degli orologi atomici, si propone una prospettiva che collega la pratica scientifica con il contesto storico-sociale della modernità. Attraverso l’uso di concetti debordiani e marxiani, si intende esplorare la rilevanza contemporanea della phénoménotechnique.