Abstract
In quanto forma d’arte invisibile, la musica ha un rapporto speciale con il tempo: effimera, attualizza il presente e stimola la vita, che si libra, si alza e si abbassa come l’uccello il cui canto rivela la sua “abbagliante invisibilità”. Se è vero che il tempo procede a balzi, superando durate inutili, come pensava Bachelard, ponendo la musica sotto il segno dell’allodola, essa incarna una nuova realtà del Novecento, plurale e spazio-temporale, rivelata dai dispositivi tecnici di questo secolo che ha visto la nascita della musica elettronica. Proponendo una teoria ondulatoria dell’allodola che solo la parte vibrante del nostro essere può comprendere, il filosofo suggerisce l’idea di una musica che sarebbe allo stesso tempo un fenomeno quantistico e un caso speciale di fenomenotecnologia.