Abstract
Negli anni recenti è emersa una nuova branca di ricerca detta Social Epistemology che trova la sua genesi nel tentativo di rettificazione delle teorie epistemologiche standard alla luce di una seria presa in carico del nodo teorico del rapporto fra conoscenza e società. Tale tematica era stata già affrontata – seppur con tonalità differenti – da molti autori attivi nei primi decenni del ‘900 come Boris Hessen, Edgar Zilsel, Ludwik Fleck, Robert K. Merton etc. In questo contesto, la dimensione sociale dell’epistemologia storica bachelardiana è un
tema che è stato largamente sottovalutato tanto nell’ambito della vasta letteratura critica su questo autore, quanto negli studi sul rapporto fra conoscenza e società. Tale mancanza è particolarmente paradossale se si considera che il pensiero bachelardiano è stato ispiratore di teorie epistemologico-sociali come quella di Althusser, Foucault e Bourdieu. L’obiettivo di questo articolo è di mettere in luce – tramite una ricognizione nel corpus di opere di questo autore – l’organica relazione fra la dimensione sociale e quella storica
nella costruzione del paradigma epistemologico di Bachelard. Nelle pagine che seguono si metterà in luce come questo autore elabori un percorso dialetticamente circolare che a partire dalla costruzione di una teoria della conoscenza non-cartesiana fondata sull’idea del cogitamus, passando per la messa in luce delle modalità tramite cui l’unione dei lavoratori della prova costituisce i fatti scientifici (atto fondativo del corrazionalismo), arriva a proporre una descrizione – che anticipa molta sociologia della scienza successiva – delle strutture e modelli di funzionamento delle comunità scientifiche che lui prone di chiamare “città
scientifica”.