Abstract
Il presente articolo si propone di contrastare, ma soprattutto di riconciliare, le concezioni dell’infanzia sviluppate da un lato nella poetica di Bachelard e dall’altro nella meditazione di Pontalis sulla psicanalisi. In questa prospettiva, si sostiene che l’infanzia si configuri per entrambi gli autori non tanto come qualcosa di passato o alle spalle, ma piuttosto come ciò che, sul filo dell’esistenza, rimane profuso, inesauribile, configurandosi dunque come un orizzonte e un’esperienza sempre aperti al di là di sé.