9788857551739
2280-6865
Biannual
Blind review
Università degli Studi Suor Orsola Benincasa
Questo articolo illustra la storia, i valori e le attività del Centro Italiano di Solidarietà (CeIs) di Pesaro, associazione senza scopo di lucro che si occupa da oltre quaranta anni di stare dalla parte delle persone più fragili, di quelle che sono prive di relazione, malate e marginalizzate. Il metodo di lavoro e la testimonianza civile che sono stati sviluppati dal CeIs derivano dall’esperienza comunitaria inaugurata da Don Gaudiano e dalle persone che hanno deciso di sperimentare uno stile di vita basato sulla interdipendenza e sulla relazione di cura quotidiana, sull’ascolto e sullo sviluppo di competenze di autonomia delle persone aiutate. Seguendo una pedagogia improntata sul metodo socratico, il CeIs ha gestito il lavoro sociale sempre in cooperazione con il servizio pubblico con l’intento di stimolare risposte di cura improntate sull’universalità dei diritti e sul rispetto di ogni persona.
Parole-chiave: etica della cura; cultura della cooperazione; citizenship education.
Facendo nostro il punto di vista di Luigina Mortari per cui: “l’assunzione della responsabilità della relazione di cura si manifesta come risposta alla chiamata a essere-con-gli-altri in una dimensione di senso” (2015: 119) ci sembra imprescindibile – riferendoci, in questo contributo, all’organizzazione sanitaria o più precisamente all’azienda ospedaliera – che ogni interlocutore coinvolto, i professionisti della cura, i pazienti e i famigliari possano trovare il proprio senso nella direzione, anche, di una inevitabile negoziazione e condivisione di senso possibile. Un senso che, a seconda degli attori cui ci si riferisce, è più di cifra professionale e/o esistenziale, sicuramente riconducibile per tutti loro alla dimensione dell’“attenzione” e della “responsabilità” (Ibidem) civile, secondo il focus di questa call. Abbiamo a che fare con un discorso pedagogico-educativo sulla cura medico-sanitaria che va oltre il motivo della centralità della relazione tra curante e chi è curato, chiamando in causa criticamente e con sguardo sistemico, il luogo-organizzazione in cui l’intervento di cura viene agito e la relazione di cura prende forma. Il discorso pedagogico-educativo sulla cura clinica si fa discorso etico-politico che mette in gioco la dimensione etico civile.
Parole-chiave: cura dell’organizzazione; organizzazione che cura; cura etico-civile; responsabilità civile; formazione.
La formazione degli psicoterapeuti costituisce un problema caldo e dibattuto. La formazione in psicoterapia, non è una mera formazione che si acquisisce attraverso il possedere un sapere, né attraverso un saper fare, ma molto più importante è il saper essere del terapeuta, persona tanto quanto il suo paziente. Il terapeuta non può avere una competenza del funzionamento della psiche dell’altro e il presupporre che abbia tale capacità, è parziale, illusorio e fuorviante. Occorre mettere al centro della riflessione la specificità della cura psicoanalitica intesa come ‘prendersi cura’ dell’altro, ponendo costante attenzione alla cura di sé. Questo concetto non è per niente semplice e scontato ma rivoluzionario, controcorrente e originale rispetto allo scenario sociale contemporaneo nel quale viviamo tutti. Un pensiero che opera una rivoluzione
copernicana in psicoanalisi, spostando cioè l’attenzione sul terapeuta
che, nel suo ruolo, deve costantemente interrogarsi sul modo del suo
stare in relazione col paziente.
Parole-chiave: psicoanalisi; terapeuta; persona; relazione.
I fenomeni economici, sociali, politici attuali costringono a prendere atto della presenza di dinamiche di deresponsabilizzazione prodotte dalla meccanica proceduralista che si impone nello spazio pubblico a livello economico, sociale, politico. Il presente saggio rintraccia i fondamenti dell’etica della responsabilità nella libertà e nella natura intersoggettiva dell’esistenza umana, per poi chiedersi, anche alla luce di queste riflessioni, se il costrutto tradizionale di responsabilità politica abbia ancora senso oggi. Alla luce dei cambiamenti storico-culturali di questo concetto abbiamo interpellato studenti del corso di studi di Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Verona. Ci chiediamo in che modo le nuove generazioni pensano e agiscono la responsabilità? Quale significato assume per loro? Quali esempi di assunzione di responsabilità hanno in mente guardando alla sfera pubblica, sociale e politica? Le esperienze di responsabilità identificate dagli studenti fanno riferimento ai loro contesti di vita quotidiana mentre la sfera pubblica, in senso politico, è quasi completamente assente.
Parole-chiave: esercizio della libertà; riconoscimento dell’altro; assunzione di responsabilità.
Uno dei rischi maggiori della società della conoscenza è che le istituzioni educative, e in particolare l’higher education, si trasformino gradualmente in fabbriche di competenze al servizio esclusivo del capitalismo cognitivo, riducendo la complessità e la ricchezza della dimensione educativa, orientamento i propri interlocutori (studenti in primis) solo in senso funzionalistico e utilitaristico e lasciando sullo sfondo la dimensione valoriale, così come qualsiasi istanza di equità e giustizia sociale. La sfida attuale per l’università sembra essere diventata quella di cercare di abitare questi vincoli, trovando nuovi posizionamenti e utilizzando in modi creativi il vocabolario neoliberista. L’articolo presenterà teorie ed esperienze presenti nella letteratura internazionale ritenute particolarmente significative e utili per riflettere sulle tensioni e le opportunità che questa situazione sta generando.
Parole-chiave: università; economia della conoscenza; capitale sociale; impegno civico; cura di sé.
La questione che intende affrontare questo contributo è relativa a quale modello di scuola possa funzionare nella società attuale, sempre più dominata dalla logica neoliberista del profitto e della formazione intesa come acquisizione di quelle competenze necessarie ad entrare nel mondo del lavoro. Una soluzione potrebbe essere quella di sostituire al paradigma del capitale umano, quello dello sviluppo umano (cfr. Baldacci, 2014), che considera lo sviluppo in termini di espansione delle libertà sostanziali degli esseri umani (cfr. Sen, 2001; Nussbaum, 2006, 2011). Uno dei percorsi realizzabili secondo Martha Nussbaum (2006, 2011) è quello di mantenere l’accesso a quella conoscenza che nutre la libertà di pensiero e di parola, l’autonomia del giudizio, la capacità di pensare criticamente e di affrontare i problemi come cittadini e cittadine del mondo. Gli obiettivi dell’istruzione si allontanano così dalla logica del profitto e sono mirati a formare persone libere, con una mente critica, aperta all’ascolto e al dialogo, persone in grado di confrontarsi con le inadeguatezze e con la fragilità umane e che non hanno paura delle minoranze. Solo attraverso questo modello educativo, sarà possibile combattere gli stereotipi spesso collegati alle differenze etniche, culturali, di genere e promuovere forme di educazione alla cura verso se stessi e verso gli altri.
Parole-chiave: accoglienza; dialogo; ascolto; empatia; responsabilità.
Nel contesto della società contemporanea diviene sempre più necessario riflettere su possibili prassi educative che possano garantire e valorizzare il pieno sviluppo del potenziale umano e offrire strumenti di contrasto a forme e meccanismi di esclusione dal pieno godimento dei diritti di una società civile. Il saggio, in tale direzione, intende restituire le linee di indirizzo e di intervento promosse dal Centro studi, ricerche e documentazione Sicilia/Europa “Paolo Borsellino”. Il giudice ucciso dalla mafia aveva individuato nell’educazione il fattore strategico di crescita civica e culturale della società. Ispirandosi a tale eredità, attraverso il congegno di una memoria “operante”, il Centro promuove strategie funzionali alla diffusione della cultura della cittadinanza attiva e della coesione democratica.
Parole-chiave: cittadinanza attiva; antimafia; cura educativa; educazione democratica; cultura della legalità.
Pontificia Università Lateranense (Italy)
Il contributo formula una diagnosi della cultura individualistica e narcisistica tipica della società postmoderna, che ha sostituito l’ideale della formazione con la logica della prestazione e della competizione, conducendo al trasformismo e al conformismo. Con riferimento al pensiero della fenomenologa tedesca Edith Stein, la strategia di soluzione alla crisi valoriale che permea il mondo degli intellettuali e della ricerca universitaria è individuata nella pratica non autoreferenziale della ragione filosofica, cioè nella declinazione dell’empatia come terapia: cura, servizio, custodia di sé, degli altri, delle formazioni storiche e delle realtà spirituali oggettive, ascrivibili alla creatività dell’essere umano e all’umanesimo della relazione. Il significato dei singolari universali humanitas e communitas e dell’empatia come essere-per-l’altro e con-l’altro documentano il legame tra fenomenologia, ontologia ed etica: l’umiltà quale morfo-logia del pensare.
Parole-chiave: essere-per-l’altro; Bildung; università; intellettuali; cura.
Nello scenario di crisi della democrazia “procedurale” (Sandel, 1982; Rorty, 1986) e richiamo all’etica delle virtù (cfr. MacIntyre, 1988), alla luce di una ricerca pedagogica accreditante una cittadinanza capace di articolare la complementarietà diritto-morale (cfr. Mortari, 2008), la scuola delle Indicazioni parla di bene comune. L’educazione delle coscienze dei cittadini e la necessità di una convivenza sociale costruita su finalità comuni aprono ad un’etica di ricongiunzione del nesso democrazia-valori-finalità-processi educativi. Sulla base della citizenship education di matrice europea quale insieme dinamico di conoscenze, processi mentali e atteggiamenti decisionali (cfr. Eurydice, 2017), l’attuale PNFD evidenzia esperienze di cura dei beni comuni quale condizione realizzativa di una cittadinanza consapevole e globale. Il contributo presenta una ricerca-formazione collaborativa focalizzata sul processo di co-costruzione dei significati di bene comune, ai fini di una traducibilità da sapere personale dell’insegnante a sapere da insegnare, realizzata dal gruppo di ricerca DidaSco (UniBa) nell’ambito del progetto Cittadinanza, costruzione identitaria e cultura del rispetto in rete con cinque Istituti scolastici di Bari.
Parole-chiave: bene comune; citizenship education; ricerca collaborativa; curriculum design; valutazione delle competenze.
The burden of disease is changing worldwide, new concepts are needed to approach chronic conditions and the Italian National Plan for Chronicity suggests that empowerment, ability to cope and self-care should be the lever for the efficacy and efficiency of a modern health system. Nowadays, the most prevalent diseases are heart diseases, and particularly heart failure, the common final manifestation of many heart conditions, a highly prevalent, complex clinical syndrome, characterized by severe symptoms that affect functional capacity. The prevalence of heart failure is increasing, mostly because of the growing elderly population, and thus heart failure represents a major challenge for health care systems. Furthermore, about 60% of heart failure patients suffer from five or more comorbid conditions, which worsen prognosis and make management more complicated. One of the crucial tasks in heart failure management is to provide proper education to foster self-care, defined as the “naturalistic decision-making process that influences actions that maintain physiologic stability (maintenance), facilitate the perception of symptoms (symptom perception), and direct the management of those symptoms (management).” Heart failure self-care can be influenced by attitudes, cognitive function, physical function, depression, social support, the presence of caregivers. Riegel and coworkers defined and validated a classification system or typology for the self-care capabilities of patients with heart failure, in which each patient was characterized as ‘expert’, ‘inconsistent’, or ‘novice’ in self-care, on the basis of a variety of characteristics. This classification is useful in clinical practice and for allocating resources to disease management efforts. Our work hypothesis is that education to self-care for heart failure patients, and their caregivers, may be best tailored exploiting the stories of illness peculiar to each patient, and to her/his human environment. To this aim, we propose a narrative medicine approach, performed using a web based digital platform called DNM (Digital Narrative Medicine), which allows to exploit the illness narratives of patients and caregivers in order to build an empathic digital network to personalize treatment.
Keywords: self-care; heart failure; narrative medicine; illness; education.
La qualità dello spazio politico e sociale in cui siamo immersi è espressione della cura che riserviamo alle relazioni che ci strutturano, a partire da quella con noi stessi. Tuttavia nella società contrattualistica, dove la “riuscita” del soggetto risponde a logiche esteriori di prestigio e successo, e il legame sociale viene stabilito per difendere gli interessi individuali, non c’è alcuna sensibilità culturale e tanto meno luoghi e pratiche sistematiche che aiutino il soggetto a prendere consapevolezza di sé. Il saggio individua nella cura intesa come “bene dell’anima” (eudaimonia) il piano di leva per una rinascita culturale, politica e sociale, fondata su un maggiore impegno nell’educare all’ascolto e alla realizzazione del desiderio di portare a compimento i germi di bene depositati in ognuno.
Parole-chiave: etica; responsabilità; famiglia; scuola.
All’interno del dibattito sull’etica della cura, il contributo intende argomentare come la cura dell’altro possa declinarsi nelle nostre società complesse e multiculturali come cura della partecipazione dell’altro nello spazio pubblico, superando un approccio paternalistico e riconoscendo l’altro come soggetto di diritto. A partire dai dati di una ricerca etnografica svolta in alcune scuole primarie, s’intende analizzare criticamente in che termini il modello cooperativo della Complex Instruction possa costituire una pratica educativa capace di creare le condizioni per imparare a partecipare in modo equo e inclusivo della diversità. Il contributo, infine, discute come tale processo di apprendimento sviluppi la capacità di esercitare il proprio diritto di voce e agency e, attraverso ciò, possa promuovere una responsabilità politica in grado di modificare i contesti sociali in senso più democratico.
Parole-chiave: cooperative learning; dialogo interculturale; cittadinanza attiva; equità; etica dell’incontro.
All’interno del dibattito sull’etica della cura, il contributo intende argomentare come la cura dell’altro possa declinarsi nelle nostre società complesse e multiculturali come cura della partecipazione dell’altro nello spazio pubblico, superando un approccio paternalistico e riconoscendo l’altro come soggetto di diritto. A partire dai dati di una ricerca etnografica svolta in alcune scuole primarie, s’intende analizzare criticamente in che termini il modello cooperativo della Complex Instruction possa costituire una pratica educativa capace di creare le condizioni per imparare a partecipare in modo equo e inclusivo della diversità. Il contributo, infine, discute come tale processo di apprendimento sviluppi la capacità di esercitare il proprio diritto di voce e agency e, attraverso ciò, possa promuovere una responsabilità politica in grado di modificare i contesti sociali in senso più democratico.
Parole-chiave: cooperative learning; dialogo interculturale; cittadinanza
attiva; equità; etica dell’incontro.
Università di Milano
Le cure palliative (CP), rivolte a pazienti inguaribili, ma ancora curabili, costituiscono un settore della medicina in cui è cruciale la componente umanistica e la necessità di un lavoro integrato fra diversi operatori. Per sviluppare competenze in CP, sono stati avviati in tutto il mondo dei corsi Master. Essi si propongono di sviluppare non solo capacità di presa di decisioni cliniche e di uso appropriato di interventi assistenziali nelle CP, ma anche competenze di comunicazione, di lavoro in équipe, nonché competenze etiche, cruciali nelle decisioni che si prendono nel fine vita. Sembra che la formazione alle CP sia intrinsecamente finalizzata a coltivare l’“intelligenza sociale” degli operatori, l’“intelligenza del cuore” (la capacità di comprendere non solo le emozioni, i sentimenti del paziente e della famiglia, ma anche, e inevitabilmente, i propri) nonché lo “sviluppo morale”. Attraverso una rilettura dei dati di una ricerca sullo sviluppo della competenza in CP, condotta nel 2015, con gli infermieri partecipanti al Master in CP dell’Università di Milano, si cercherà di cogliere la presenza di queste forme d’intelligenza, nelle parole degli intervistati, e la loro eventuale evoluzione nel percorso formativo.
Parole-chiave: alta formazione; caring; cure palliative; intelligenza socio-emotiva; sviluppo morale.
Pedagogical, psychological and sociological research about the influence of skin colour among primary school children in Italy is very
lacking. Although American literature seems to have focused more on that theme, in Italy the interest in this specific issue seems to be still hindered. The following paper presents some results of a research project in which the author tries to understand if and how prejudices and stereotypes based on skin color are present in primary school children. The research is still ongoing and it has been deepened in the last few years. By asking them to imagine themselves in a different skin color, black or
white, the researcher was able to detect opinions and representations about black skin and white skin.
Keywords: skin color prejudices; children colorism; white skin; black
skin; primary school; colori.
The European Commission’s White Paper on Youth in 2001 invites the Member States to ensure an effective planning and implementation of national youth policies. Since then, there has been an increased attention on youth in the national political agenda and many discourses regarding their social integration. Based on a comparative analysis of policies and discourses on youth and youth participation that we conducted in eight European countries (PARTISPACE Project, Horizon
2020), the aim of this article is to start a pedagogical reflection on youth participation and the way to promote it: both in term of young people’s engagement for individual identity building, self-realization and in term of community development. After presenting what images of youth are proposed in the national policies and discourses, which youth issues are prioritized and measures suggested to promote youth participation, we propose some reflections about the connection of pedagogy and policy and the way in which education could foster a real youth participatory attitude, especially for what concerns ‘disadvantaged’ young people.
Keywords: Europe; youth representation; youth policies; discourse on
youth; educational promotion of youth (socio) political participation.
L’educazione alle competenze di cittadinanza implica una riflessione preliminare sulle concezioni di diritto, di democrazia e di alterità che permeano la mentalità dei docenti, considerati prima come cittadini e poi nel loro ruolo di educatori e formatori. La nostra riflessione si focalizza soprattutto su quali teorie della giustizia possono essere coerenti con la visione pedagogica, per andare oltre una concezione di democrazia procedurale e ancorarla così a una visione valoriale
Parole-chiave: educazione; cittadinanza; democrazia; teoria della giustizia.
Università degli Studi di Napoli Federico II (Italia)