Dal Grand Tour al turismo di massa. Itinerari tra estetica e società.
a cura di Leonardo Distaso e Imma De Pascale
Il turismo rientra tra i fenomeni sociali a cui il pensiero critico è chiamato a indagare con una certa urgenza. È oramai innegabile che esso abbia una ricaduta sulla vita quotidiana dei singoli, sull’andamento socioeconomico delle comunità e dunque sulla vivibilità e sostenibilità delle stesse città d’arte, nonché dei siti paesaggistici e dei luoghi di svago. Un’indagine estetologica sul turismo o, per dirla con Marco D’Eramo, “sull’età del turismo” significa assolvere al difficile compito di essere contemporanei al fine di comprendere la metamorfosi che il suddetto fenomeno sta apportando agli stili di vita.
Sembra infatti che al turismo contemporaneo siano legati aspetti non più o non soltanto riguardanti l’arricchimento culturale che era tipico del Grand Tour compiuto tra il XVI e il XIX secolo in cui il viaggiatore non si considerava soltanto un mero turista, ma era un viandante culturalmente coinvolto nei luoghi che visitava. Il Grand Tour aveva un ruolo nella formazione culturale dell’aristocrazia e più tardi dell’alta borghesia europea, un’élite che godeva del privilegio del tempo liberato dal lavoro e della disponibilità economica che permetteva loro di studiare le lingue e assimilare la cultura del posto contribuendo alla definizione della propria identità in relazione con realtà diverse.
Il turismo di massa, nato nel XIX secolo e portato alle estreme conseguenze dei nostri giorni, porta con sé la necessità di una riflessione tanto sui comportamenti propri delle società capitalistiche quanto sui processi di estetizzazione del mondo a partire da un ripensamento del tempo liberato dal lavoro e dell’omologazione del gusto, immersi in una dimensione di consumo che totalizza le esperienze dell’individuo-massa. Come fenomeno sociale il turismo non può essere scisso dalle forme di capitale in quanto esso è tra le più importanti industrie del nostro tempo, un’industria che produce capitale economico sfruttando il capitale culturale o capitale simbolico, per dirla con Bourdieu, Da un lato il turismo di massa ha trasformato i beni culturali in merce, dall’altro ha dato vita alla mercificazione dei bei primari declinati nella forma di esperienze estetiche, dall’abitare al mangiare. Le città contemporanee di tutto il mondo assumono sempre più fisionomia di un parco giochi a tema coinvolgendo le tradizioni del luogo in cui la componente del viaggio culturale viene meno a vantaggio del tour esperienziale. Bisogna chiedersi quali siano le esigenze che muovono le masse di turisti e quanto la richiesta del turismo dipenda dalla necessità di una fuga dalla vita quotidiana a cui l’industria culturale dà soccorso. Muovendoci nell’orizzonte culturale di Adorno e Horkheimer possiamo dire che il turismo rientri anch’esso nell’industria culturale che si muove assecondando quelle esigenze che il capitalismo impone nelle dinamiche di alienazione che esso produce nella società. A partire da una indagine di estetica sociale, questa call for papers intende ripensare il turismo di massa nel suo rapporto con l’esperienza estetica.
Saranno presi in considerazione saggi che contribuiscono alla riflessione sul turismo a partire dai seguenti temi:
Parole-chiave
- Turismo e beni culturali
- Il turismo di massa e l’industria culturale
- Turismo e omologazione del gusto
- Turismo ed estetizzazione del mondo
- Politica ed estetica del turismo
Termine per l’invio delle proposte: 15 dicembre 2024 (leonardo.distaso@unina.it)
Notifica di accettazione o rifiuto della proposta in seguito al proposto di peer review: 1 febbraio 2025.
Termine per l’invio dell’articolo definitive: 7 marzo 2025.