Abstract
Il presente lavoro prende in considerazione, a partire da una prospettiva estetologica, il fenomeno del turismo di massa attraverso il caso studio specifico del turismo gastronomico. L’obiettivo è di affermare come l’esperienza turistica non riguardi in senso proprio soltanto la varietà di esperienze riconducibili alla matrice del turismo, bensì indichi piuttosto una modalità complessiva di intendere l’esperienza che affonda le proprie radici nel pensiero occidentale moderno. Il battesimo dell’estetica filosofica condivide con il turismo non solo una coincidenza cronologica, ma anche l’esigenza moderna di gnoseologizzare la realtà. Dal Grand Tour alla sua versione massificata del turismo e finanche all’attuale consumo compulsivo di esperienze gastronomiche, il soggetto moderno mira a conoscere o ri-conoscere il mondo, godendo dei benefici sociali di tale conoscenza. Pertanto, si può dire che le esperienze turistiche non abbiano un valore estetico di per sé, bensì che il loro potenziale estetico sia subordinato a un’esigenza (ri)conoscitiva. Al contempo, occorre chiedersi se il turismo stia diventando l’habitus percettivo che definisce il nostro modo di esperire tout court.
