Abstract
L’articolo propone una riflessione sul turismo di massa in relazione alle “città d’arte” prese d’assalto da milioni di visitatori intenti a catturare con la fotocamera la propria presenza nei luoghi convenzionalmente riconosciuti di valore culturale. In particolare, oggetto di indagine sono i meccanismi determinati dalla cultura capitalistica che illude il turista di vivere un’esperienza estetica libera dai condizionamenti della vita quotidiana. Lo scopo è quello di mettere in evidenza il lato oscuro dell’industria turistica: il turismo, così come lo conosciamo oggi, è uno mezzo di controllo della società, uno sfogo istituzionale che il sistema capitalistico concede ai cittadini come una ricompensa per meglio sopportare l’oppressione.
