Abstract
Il mio approccio si muove entro un quadro teorico empirista e induttivista, nel quale l’induzione è vista come un’inferenza non-monotona. Per questo interpreto il significato cognitivo dell’arte in termini che sono – coerentemente con un’epistemologia non-monotona – relativi al campo di esperienze e informazioni disponibili a uno specifico soggetto. A partire da queste premesse, sostengo la correttezza dell’idea di Richard Shusterman che la musica e l’arte in generale debbano essere giudicate secondo un criterio di tipo pluralista.