Abstract
Gli studi sul groove si inseriscono nel contesto dell’analisi del ritmo da parte di psicologia, filosofia e musicologia. Il fenomeno è comunemente associato a una piacevole sincronizzazione psicomotoria che diventa imprescindibile nei molti generi di popular music primariamente (o storicamente) destinati al ballo. Le analisi sintattiche/strutturali riconducono il groove a una combinazione di schemi ritmici composti ad incastro e ripetuti ciclicamente. Le teorizzazioni processuali ed estemporanee, invece, si focalizzano in larga parte sulla sensibilità microritmica dell’esecutore o sul risultato di una ‘negoziazione’ di timing e accentuazioni dinamiche all’interno di un ensemble. Sia quando il groove viene spiegato in termini di struttura o di ‘progetto’ ritmico sia quando viene descritto come qualità emergente di una performance, si fa spesso riferimento a un insieme unificato di elementi che ricorda in parte il concetto psicologico di Gestalt. Il saggio mira a inserire il groove in una più ampia valorizzazione estetica della popular music, valutando al contempo sia gli aspetti espressivo-performativi sia quelli macchinici e apertamente ‘artificiali’ presenti nella electronic dance music. Il groove si manifesta dunque come un tratto estetico/estetizzante imperniato su una deliberata dilatazione dell’extended present e finalizzato a incoraggiare un’esperienza incarnata che si realizza (en)attivamente anziché come esito di una contemplazione formale.