Abstract
Adottiamo un approccio disgiuntivo alla questione uomo-animale, in controtendenza rispetto all’ipotesi etologica congiuntiva che assimila animale-umano e animale-non-umano. Con Heidegger, riteniamo necessario distinguere l’humanitas dell’uomo sia dall’umanismo antropocentrico della tradizione filosofica logocentrica sia dall’antiumanismo zoobiocentrico della tradizione scientista bioevoluzionista. Sosteniamo piuttosto un ultraumanismo ontocentrico per cui l’uomo possiede in esclusiva la possibilità di superare il suo essere animale in virtù di una radicale apertura all’Altro da sé. Solo l’uomo può cogliere l’ente “in quanto tale”, può dargli forma estetica e lasciarlo eticamente essere l’ente che è. Solo ciò che scaturisce da questa libera esperienza, non funzionale né utilitaristica, può rivendicare il nome di “arte”. Parlare di “arte” nel caso degli animali è quindi semplicemente insensato. Ci è sembrato opportuno sollevare alcune obiezioni filosofiche riguardo alla disinvoltura con cui si dà per scontata la relazione tra estetica, arte e animalità, al solo scopo di combattere il pregiudizio specista e antropocentrico. Non crediamo che la sensibilità estetica e il comportamento artistico abbiano un’unica radice animale comune, implicita nella vita biologica stessa. La nostra tesi rifugge da ogni forma di antropomorfizzazione degli animali e di zoomorfizzazione dell’uomo, e proprio per questo si pone come autenticamente anti-antropocentrica e anti-specista.
