Abstract
L'articolo approfondisce il rapporto tra lo spazio e la formazione dei gruppi sociali, con particolare attenzione alle popolazioni nomadi. Esamina queste società, spesso incomprese o sottovalutate dalle loro controparti sedentarie. Nel farlo, sfida i pregiudizi diffusi e scopre le intricate dinamiche culturali e le preferenze dei nomadi. Il testo si immerge in profondità nel “magma nomade”, evidenziando la resistenza dei nomadi a una comprensione semplicistica e lineare della storia umana. Inoltre, l'articolo cerca di esplorare l'importanza dello spazio nella definizione di un conglomerato sociale. Inoltre, l'articolo cerca di esplorare l'importanza dello spazio nella definizione di un conglomerato sociale, mettendo in discussione la convinzione prevalente che il tempo sia più importante dello spazio nell'identificazione di un collettivo umano distinguibile. Questo porta a un'indagine fondamentale: In che modo le nostre interazioni con lo spazio che ci circonda plasmano la formazione dei gruppi sociali? In particolare, come il nostro ambiente e il nostro rapporto con esso definiscono il nostro stile di vita? Questa prospettiva non solo fa luce sulle pratiche quotidiane, ma rivela anche le profonde connotazioni culturali, sociali e filosofiche associate a uno stile di vita nomade. Il fondamento metodologico della ricerca si basa sul “Trattato di Nomadologia” tratto da Millepiani di Deleuze e Guattari. Il riferimento a questo testo non è solo implicito in tutto lo studio, ma è anche diretto, nel tentativo di svelare le caratteristiche della “scienza nomade”.