Cartoline dal fronte. La fotografia di guerra tra anestesia morale e pratica critica della trasparenza in Susan Sontag
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Parole chiave

Susan Sontag, War Photography, War, Empathy, Critical thinking

Come citare

Bottacin Cantoni, L. (2024). Cartoline dal fronte. La fotografia di guerra tra anestesia morale e pratica critica della trasparenza in Susan Sontag . Scenari, (19). https://doi.org/10.7413/24208914162

Abstract

Questo saggio esamina le riflessioni di Susan Sontag sulla fotografia di guerra. Partendo dalla constatazione che gran parte dei conflitti mondiali sono per noi invisibili, mentre ci sono guerre che vediamo ogni giorno in fotografie e video, Sontag analizza il rapporto tra chi guarda e l'immagine che cattura il dolore e la sofferenza degli altri. Il saggio esamina l'evoluzione del pensiero di Sontag sulla fotografia, dalla propria concezione iniziale in proposito, che la vede come agente di anestetizzazione morale e di distacco da un rapporto concreto con la sofferenza. Il pensiero di Sontag si rivela in parte precursore delle riflessioni di Byung-Chul Han sulla società palliativa. Tuttavia, Sontag passa da una posizione inizialmente “apocalittica” del mezzo fotografico a una rivalutazione della fotografia come arte critica, come mezzo che aumenta l'empatia, ma che deve soprattutto contribuire alla riflessione. Solo una riflessione non sentimentale sulla fotografia di guerra può contribuire ad aumentare la sua capacità di protesta e il suo impatto sulla realtà. Il fotografo si rende trasparente, si spoglia della sua azione e non si impegna in guerra per mostrare una parte del mondo; rischia la vita per fare della sofferenza una fonte di azione morale e di cambiamento sociale. In linea con questa posizione, anche Eyal Weizman utilizza il mezzo dell'immagine per chiedere giustizia negli scenari di guerra attraverso l'architettura forense.

https://doi.org/10.7413/24208914162
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