Abstract
Andy Warhol ci offre interessanti spunti di riflessione sull'estetica della vita e della quotidianità nel libro The Philosophy of Andy Warhol. Come Platone, presenta un'utopia, una società ideale, che ha un carattere profondamente estetico: valorizza la bellezza e si chiede cosa sia la bellezza. Ma, a differenza di Platone e di John Dewey, è pragmatico e ferocemente antidualista: per lui la bellezza è definita dal contesto, e la sua utopia è democratica. Lo contrappongo anche ad Arthur Danto, il quale è un filosofo fondamentalmente simile a Platone nel ritenere che esistano due sfere del reale. Mentre Platone sostiene che il regno delle Idee, che sono reali, è superiore al regno delle apparenze, che non lo sono, Danto distingue il regno della vita quotidiana, delle “mere cose”, e il mondo dell'arte. I meri oggetti avanzano ontologicamente quando vengono trasfigurati nel mondo dell'arte. Piuttosto che trasfigurare gli oggetti nel regno dell'arte, Warhol decostruisce la distinzione tra arte e vita. In questo senso si può considerare, come Diogene di Sinope, un filosofo in quanto artista performativo. Compie azioni, e le sue azioni esprimono considerazioni filosofiche.