Abstract
L'obiettivo del mio articolo è quello di concentrarsi sulla nozione di “fisiognomica sociale dell'apparenza”, formulata da Adorno nella sua Introduzione al cosiddetto Positivismusstreit (1961). In un primo momento, mi soffermerò sulle caratteristiche di questo approccio, attraversando le opere mature di Adorno e mostrando il loro profondo legame con le riflessioni di Benjamin. Nella seconda parte del mio intervento vorrei sottolineare come Adorno dia un significato diverso alla nozione di “fisionomia”, fondandola sull'importanza della mediazione concettuale. Egli sottolinea la necessità di dispiegare la stratificazione logica dei “fatti”, invece di considerarli come pura espressione monadologica della totalità. Secondo lui, questa operazione richiede una forma di interpretazione che mantenga il suo tratto immaginativo, cioè la capacità di svelare la sedimentazione temporale delle cose. In questo senso, questo tipo di interpretazione creativa può rappresentare una nuova forma di esperienza, che va oltre la dimensione non storica della fantasmagoria moderna.