Abstract
Questo articolo analizza la traduzione di Heidegger del capitolo 11 del Daodejing, citata nel saggio Die Einzigkeit des Dichters. Il mio scopo è dimostrare che, sebbene Heidegger utilizzi termini chiave della sua filosofia per tradurre i concetti centrali cinesi del capitolo 11, le parole che utilizza condividono, in una certa misura, diverse analogie di significato con i concetti classici cinesi. In particolare, esamino la traduzione di Heidegger di wu 無, “vuoto produttivo”, come Leere e la sua traduzione di yong 用, “uso”, come Sein. Sostengo poi che sia Heidegger che il Daodejing condividono una prospettiva simile sul ruolo del linguaggio e sul potere evocativo della poesia.