Abstract
La poetessa e romanziera austriaca Ingeborg Bachmann, addottorata in filosofia, ha dedicato a Wittgenstein diversi scritti teorici che potrebbero indicare un momento significativo nella ricezione germanofona del Tractatus. Questi testi hanno contribuito ad aprire la strada a una lettura del Tractatus che mira a interpretare l'opera senza separare il suo contenuto logico dalla sua forza poetica, cioè ad articolare la richiesta di Wittgenstein di chiarezza intellettuale e il suo appello al silenzio di fronte all'ineffabile. I suoi scritti degli anni Cinquanta sul Tractatus prendono sul serio le osservazioni conclusive di Wittgenstein senza tralasciare il suo complesso percorso logico e indicano l'importanza della sua distinzione tra il dicibile e l'indicibile. In questo articolo, voglio mostrare che I. Bachmann riesce a dare un senso all'approccio originale e paradossale dell'autore del Tractatus grazie alla sua conoscenza del complesso rapporto tra la Vienna di fine secolo e il razionalismo moderno, e della lotta del Wiener Kreis contro la metafisica speculativa, nonché di una cultura filosofica e di una forte sensibilità poetica che le permettono di individuare il significato spirituale di un “silenzio positivo” portato dalla “filosofia negativa”, che lei riconosce nella riflessione di Wittgenstein sui limiti del linguaggio.