Il volume è dedicato alla fame, un tema molto rilevante sia dal punto di vista biologico che da quello psicologico, e che incrocia trasversalmente svariate problematiche scientifiche ed etiche. Freud ha sempre considerato il rapporto dell’individuo con la propria fame un elemento cardine della evoluzione psichica, fondando sul gruppo delle pulsioni di autoconservazione lo sviluppo dell’attività di pensiero; l’osservazione delle manifestazioni psichiche associate alla fame ha sollecitato un’indagine sulle dinamiche che accompagnano comportamenti normali e patologici e ha aperto problemi più generali relativi alla costituzione del soggetto, allo sviluppo del vivente e al suo rapporto con il mondo esterno.
Queste considerazioni hanno portato a giudicare inadeguati gli attuali modelli esplicativi, e soprattutto quello riduzionistico che tratta i processi psichici legati alla fame come meri epifenomeni di quelli fisiologici. Tale modello infatti circoscrive la fame ai fenomeni biologici legati alla nutrizione, isolandoli dalla semantica che invece emerge da questa funzione capitale cui è ancorata la sopravvivenza degli esseri viventi. La metapsicologia freudiana consente invece di delineare un modello di naturalizzazione dello psichico, necessario per comprendere i fenomeni di senso relativi alla fame, un modello capace di dare delle risposte alle rilevanti questioni epistemologiche che l’approccio riduzionistico invece elude.
A tal proposito l’articolo di Franco Baldini, che inaugura il volume, propone una circostanziata riflessione di ordine epistemologico, che prende avvio proprio dalla constatazione delle molteplici difficoltà in cui sono incorsi gli epistemologi nei loro tentativi di modellizzazione integrale del fenomeno della fame, e delinea il quadro concettuale della sua realizzazione. L’articolo tocca importanti problemi quali il rapporto tra riduzione e naturalizzazione, il rapporto tra oggettività e ontologia, la relazione tra differenti oggettività e la costituzione delle oggettività stesse.
Questa modellizzazione viene poi sviluppata nell’articolo di Stefania Olivier, la quale riprende il concetto freudiano di pulsione e ne analizza le componenti – fonte, spinta, meta e oggetto – attraverso una formalizzazione vettoriale. Nell’articolo viene inoltre svolta un’analisi puntuale di diversi passi de I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi di Lacan, dalla quale emerge l’incompatibilità della teoria pulsionale lacaniana con quella freudiana e l’impossibilità di costruire una clinica delle patologie della fame a partire dai presupposti teorici di Lacan.
Proprio da queste precisazioni teoriche si districano diversi nodi sul piano clinico, alcuni dei quali vengono ripresi nell’articolo di Pamela Cagna che riconsidera da una prospettiva metapsicologica i punti salienti dei due casi clinici infantili di Dick e Robert, approfondendo una nuova ipotesi nosografica già accennata in uno studio pubblicato del volume 1/2022 di questa stessa rivista.
Sempre in ambito clinico, nella sezione Documenti e dibattiti, viene pubblicata la traduzione a cura di Giovanna Agabio della lettera di K. Abraham a Freud del 31 marzo 1915 in cui viene trattato il tema della fame. Abraham ritiene di fondamentale importanza, nel soggetto melanconico, la presenza di due aspetti psichici sintomatici legati alla fame: il primo riguardante la paura di morire di fame, il secondo il rifiuto del nutrimento.
Nell’articolo di Annalena Guarnieri viene condotta una riflessione teorica sul processo di erotizzazione della fame, che può avere le più infauste conseguenze sul piano clinico; l’articolo prende spunto dal racconto di Kafka Un digiunatore e ne propone un’interpretazione metapsicologica, mettendo in rilievo che cosa significhi far agire, come accade nell’anoressia, una pulsione di autoconservazione come se fosse una pulsione sessuale. L’articolo si situa anche come commento al lavoro di Michele Bertolini, che porta sullo stesso racconto di Kafka la sua riflessione. A partire dalle sue competenze accademiche nell’ambito dell’Estetica, Bertolini propone del racconto una lettura che getta luce su alcune pratiche dell’arte contemporanea, pratiche performative che spostano il baricentro dell’arte dall’estetica all’etica, verso un’arte del comportamento vivente e quotidiano.
Silvana Dalto, rilevando che il tema della fame è rarissimamente trattato dai filosofi, argomenta la ripresa che ne viene fatta nel tardo pensiero di Husserl e pone un confronto tra l’elaborazione del filosofo e quella di Freud. L’articolo mostra che Husserl, pur recependo dalla psicanalisi la necessità di estendere l’orizzonte della fenomenologia ad un ambito che comprenda le pulsioni, e quindi in primis la fame, per fondare i processi della vita e del vivente in senso trascendentale, ne dà però uno sviluppo che esclude proprio il soggetto empirico che dovrebbe essere alla base del soggetto trascendentale; la fame diventa una “pulsione universale”, senza più rapporto con dinamiche precise. Si mostra dunque l’insufficienza di una elaborazione sul soggetto senza una base clinica, come è invece in Freud.
Il recupero della nozione freudiana di «pulsioni di autoconservazione» risulta quindi decisivo per costruire una modellizzazione soddisfacente della fame, sia per l’avanzamento dell’elaborazione teorica e clinica in ambito psicanalitico, sia per promuovere una ricerca multidisciplinare, capace di generare osservazioni che arrivano a toccare, oltre agli ambiti epistemologico, filosofico, letterario e artistico, di cui la rivista ha dato qui testimonianza, anche settori come le scienze biologiche, la medicina, l’etologia e altre che ci auguriamo di accogliere in futuro.
Non legata alla tematica principale, resta da nominare la seconda parte dell’articolo di Maria Grazia Tosto che risponde alle critiche di Schatzmann sul caso clinico freudiano del Presidente Schreber; e infine, per concludere in grande stile, si segnala la sezione dedicata alla presentazione online del libro di Franco Baldini Transfert. Sette lezioni sulla teoria freudiana del trattamento psicanalitico; essa raccoglie il dialogo svoltosi tra Edoardo Toffoletto, Marco Ferrari e Franco Baldini sulla psicanalisi, sugli obiettivi conoscitivi e non sanitari di essa, sullo strumento insostituibile che essa è, oggi ancor più di ieri, di comprensione della realtà, dell’amore e della vita sociale.