Mostri fra noi: pets, cucina e politiche dell’alterità. La donna che cucinava tartarughe e il mangiagatti

Autori

  • Giulio Mangani

Abstract

La pratica politica di attribuire un'abitudine alimentare disgustosa, criminale o mostruosa a qualcuno che si desidera tenere a distanza o espellere è antica quanto il mondo stesso ed è parte delle strategie con cui le culture stabiliscono la propria identità in relazione all’alterità. Prendendo spunto dall’accusa di predazione di animali domestici rivolta da Donald Trump agli immigrati haitiani durante l’ultima campagna elettorale, analizzeremo due casi italiani inquadrati dai media nel registro dell’orrore e adottati dalla narrazione di destra come segnali dell’impossibilità di coabitazione: la donna senzatetto che cucinava tartarughe in segreto a Roma e l’uomo sorpreso a arrostire pubblicamente un gatto a Livorno. Lo scopo di questo articolo è indagare le precondizioni dell’efficacia di questo tema nel discorso politico, insieme alle tensioni che emergono tra pratiche alimentari marginali locali — proibite ma tollerate — e quelle attribuite agli immigrati, che al contrario vengono stigmatizzate senza eccezione.

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Pubblicato

2025-07-14

Come citare

Mangani, G. . (2025). Mostri fra noi: pets, cucina e politiche dell’alterità. La donna che cucinava tartarughe e il mangiagatti. E|C, (43), 75–90. Recuperato da https://mimesisjournals.com/ojs/index.php/ec/article/view/5272

Fascicolo

Sezione

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