Produit de la marge. Le Maâjoun ou le haschisch à symbolisme ambivalent

Abstract

Per raggiungere una certa stabilità, la società produce la sua propria alterità, che si esprime in forme convenzionali, ufficialmente accettate, o viceversa in forme escluse, che tuttavia riescono a persistere ai margini della comunità, non riconosciute, ma tollerate. In quest’ottica si colloca il Maâjoun, prodotto marginale dal carattere ambivalente: lecito e illecito, cibo e droga, usato per creare atmosfera o per sballarsi, consumato da diverse classi sociali. Questa ambiguità si intensifica nel contesto marocchino-islamico, dove il fenomeno, pur non legalmente riconosciuto, non è nemmeno vietato in modo esplicito, generando un dilemma simbolico. Il Maâjoun, infatti, è percepito sia come narcotico marginale che come piatto pregiato, consumato in contesti rituali selezionati. Questa situazione paradossale ci porta a riflettere sulla natura semiotica di questo fenomeno e ad esaminare quale posizione epistemologica adottare per una migliore leggibilità di questa “figura” culturale, quest’ultima essendo determinata a priori dalla rappresentazione sociale da cui emana, dove la pratica del Maâjoun e l’etica che la accompagna a livello sociale sono intimamente legate alla forma simbolica. Dobbiamo quindi porci una domanda metodologica: quali mezzi dobbiamo utilizzare per definire questo “oggetto” semiotico a livello dei suoi costituenti, per poterlo avvicinare come un “soggetto” di conoscenza e attribuirgli uno statuto? Per fare ciò, intendiamo affrontare questo problema da tre direzioni: in primo luogo, contestualizzandolo per definire il contesto di esistenza delle forme e delle pratiche di marginalità; poi, analizzando il contesto di presenza e il rituale del consumo di Maâjoun; infine, affrontando il significato e l’investimento simbolico della cultura.