Franz Kafka, or on writing after Terpsichore

  • Francesco Garbelli

Abstract

L’idea che guida il presente articolo è che la scrittura di Franz Kafka sia principalmente impostata prendendo a modello un coro (nell’accezione di corpo di danzatori). Questa scelta stilistica è importante all’interno dell’impegno, da parte di Kafka, a conseguire la più pura espressione dell’essere nella scrittura: dal momento che per Kafka il linguaggio è destinato a produrre una rappresentazione falsa e fallimentare del reale fintantoché riposa su usi grammaticali stabiliti, si tratta di trarre un modello compositivo dalla danza corale per implementare un modo di scrivere anti-grammaticale, l’unico attraverso cui fare sì che il linguaggio attui la verità. Una ricostruzione teorica di tale modello, unitamente a una discussione delle controparti semiotiche dei suoi elementi, assume dunque rilievo quando si traduce l’opera kafkiana. Tradurre Kafka fedelmente significherebbe trasmettere i tratti salienti con cui il suo tedesco cerca di andare a passo di danza, segnatamente la prosodia, i raggruppamenti figurali e l’armonia, insieme a una resa globale al contempo sublime e comica. Ciò comporterebbe un prudente esercizio del linguaggio di destinazione, con particolare attenzione alle sue possibilità di trasmutazione intersemiotica dei gesti corali.

Pubblicato
2024-11-13
Come citare
Garbelli, F. (2024). Franz Kafka, or on writing after Terpsichore. E|C, (42), 30-41. Recuperato da https://mimesisjournals.com/ojs/index.php/ec/article/view/4928