Idioritmia. Tracciare il cerchio

  • Giulia Ceriani

Abstract

Proponiamo una riflessione sul valore proposto dal concetto di idioritmia, e su come questo interpelli/metta in discussione tanto la nozione di differenza che quella di unicità: in particolare, ci sembra importante approfondire il paradosso di una socialità respinta eppure inglobata nella specie delle sue contraddizioni, dove la struttura ritmica stessa rigenera le modalità di identificazione e adesione. Più nello specifico, ci occuperemo del rovesciamento e della rigenerazione dei criteri di socialità “felice” alla luce dell’immersività digitale, quando collettività e unicità sono chiamate a trovare un compromesso opportuno, che sfida le pieghe convenzionali del senso. L’idioritmia diventa in questo senso una sorta di provocatorio paradigma del contemporaneo e delle sue dialettiche mediali, in bilico tra la solitudine della relazione sostitutiva (via deepfake, avatar, protesi o più semplicemente abbandono al dialogo/esibizione in remoto) e la necessità di una platea che configuri il destinatario come figura dell’assenza-presenza. È il tema della “giusta” distanza, del cerchio che chiede di individuare il limite, e delle soglie mobili del limite stesso.

Pubblicato
2024-10-14
Come citare
Ceriani , G. (2024). Idioritmia. Tracciare il cerchio. E|C, (41), 381-386. Recuperato da https://mimesisjournals.com/ojs/index.php/ec/article/view/4458