Variazioni semantiche e ambiguità comunicative durante la pandemia da COVID-19. Una indagine empirica
Abstract
La semiotica e le altre scienze legate alla comunicazione sono chiamate in causa dalla pandemia da Covid-19 per comprendere e interpretare i cambiamenti individuali e collettivi da essa provocati negli ambiti citati. La pandemia ha reso problematiche alcune relazioni sociali, sottolineandone, se non stravolgendone, le caratteristiche e le conformazioni. Questo lavoro di riparazione e recupero non può non partire dal linguaggio che, come ben sappiamo, può delineare contesti interpretativi in grado di orientare cognitivamente e operativamente gli individui. Ci sono infatti alcuni termini che hanno accompagnato la narrazione della pandemia e che hanno subito un evidente riposizionamento semantico. Basti pensare alla parola “guerra” e all'espressione “distanziamento sociale”. Ma non è tutto. Accanto alla questione terminologica, su cui si concentrerà gran parte della nostra riflessione, c'è anche un'altra considerazione da fare: l'attenuazione se non la perdita, per motivi dovuti alla paura del contagio, della dimensione locale, della prossimità e delle sue pratiche di interazione faccia a faccia a cui, come ben sappiamo, si è aggiunto un forte incremento della comunicazione a distanza. L'isolamento forzato che tutti abbiamo sperimentato nel 2020, unito all'esplosione del lavoro online, ha attenuato se non eliminato dalle nostre abitudini quotidiane i metodi di comunicazione basati sulla prossemica e sulla cinesica. Questo articolo intende fare il punto sulle suddette variazioni semantiche e sul rischio di impoverimento dialogico che la perdita del contatto fisico può causare nella comunicazione interpersonale.