L’osservazione partecipante. Sul problema degli osservabili in etnosemiotica
Abstract
Scopo dell’etnosemiotica non è tanto quello di fare dell’etnografia con metodi nati per altri obiettivi, quanto interrogarsi sulle condizioni di possibilità delle pratiche etnografiche da un punto di vista semiotico: l’osservazione partecipante non è un metodo; è un problema. In che modo ed entro quali limiti la partecipazione a una determinata pratica consente al ricercatore di coglierne gli effetti di senso emergenti? Qualora la pratica appartenga a una cultura non familiare all’osservatore, come ovviare alle difformità tra i rispettivi codici? Fino a che punto le interpretazioni fornite dall’Altro con cui interagiamo aiutano la comprensione dell’osservatore? Quando occorre distaccarsene, per fornire una spiegazione di carattere strutturale? Queste domande, ricorrenti nella letteratura etnologica, saranno affrontate a partire da due casi studio: l’osservazione partecipante della liturgia ortodossa dei piccoli vespri e dell’acatisto nella cattedrale di Santa Maria Maddalena di Varsavia. L’articolo propone la nozione di osservabile per rendere conto della struttura di vincoli che il mondo pone all’osservatore e dell’indeterminazione legata alle sue osservazioni.