Eight Dusts: Healing Rituals and Metaphysics of Dust among Nepalese Followers of a Japanese New Religion
Abstract
Ogni mattina un gruppo di nepalesi seguaci della nuova religione giapponese chiamata Tenrikyō ("Insegnamenti della Saggezza Celeste") si riunisce in una piccola stanza a Kathmandu e compie riti e preghiere, nella speranza di poter sperimentare la Vita Gioiosa in questo mondo. Uno degli argomenti spesso discussi dopo la preghiera è la dottrina delle "otto polveri" (Jp. yattsu no hokori). Secondo questa dottrina la natura umana non è intrinsecamente malvagia e il comportamento egoistico o immorale che talvolta caratterizza le azioni umane può essere inteso semplicemente come il risultato di un po' di "polvere" - otto tipi in realtà - che si è depositata su un "cuore/mente" (Jp. kokoro, Np. man) altrimenti originariamente puro. La "polvere" è qui concettualizzata come "pensieri sbagliati, cioè stati mentali che non sono in accordo con l'intenzione di Dio". Da un punto di vista semiotico, la polvere svolge quindi il ruolo attanziale di Antisoggetto, che deve essere rimosso attraverso la pratica etica e i gesti rituali di una danza sacra - al fine di realizzare pienamente un Soggetto etico in congiunzione con un Oggetto di valore, il puro "cuore/mente". La polvere è per la scopa di Dio ciò che l'egoismo è per la volontà divina. In questo complesso uso semisimbolico, la polvere, collegata alla sporcizia, non è solo concettualizzata in opposizione alla pulizia e alla purezza, ma anche come il risultato di un comportamento egoistico che ha trascurato la volontà di Dio. Questo articolo, basato su quindici mesi di lavoro antropologico sul campo in Nepal, esplorerà le implicazioni morali e metafisiche della dottrina delle otto polveri così come viene discussa tra i seguaci nepalesi di Tenrikyō, cercando di mostrare come le polveri possano collegarsi più in generale alla dimensione etica della pratica.