Bodies of the Future. Il farsi senso della materia
Abstract
In Crimes of the Future (2022), David Cronenberg torna al genere body-horror, facendo luce sul corpo e sulle sue deformazioni come sintomi di una degenerazione ontologica del soggetto umano. Il corpo umano è costantemente coinvolto in un processo di ibridazione con le tecnologie che ne alterano fortemente i tratti fisici e ne minano le capacità estetiche. Questa doppia logica di estensione e amputazione del corpo da parte dei mezzi tecnologici è riprodotta dalla figura tematica della chirurgia che, in un mondo privato di ogni dimensione estetica e patemica, diventa una forma feticista chiave e una pratica di sense-making in ogni dominio sociale, dall'arte al sesso. A queste operazioni chirurgiche corrisponde un tentativo di riscrittura semiurgica, volto a dare un senso al "caos interno" che colpisce il corpo umano. Assistiamo a una costante tensione tra questa necessità umana di controllo semiotico e biopolitico del corpo e l'inesorabile avanzata di una materia che supera il suo ruolo di base statica per la significazione e, allo stesso tempo, non è più riducibile a una sostanza pre-significata. L'analisi del film funge da premessa per una riflessione semiotica e un'ipotesi teorica più ampia: la riconfigurazione della categoria /natura vs. (tecno)cultura/ in una circolarità che mette in discussione la priorità assiologica assunta dalla natura nella metafisica occidentale, dando credito a una materia corporea che ha acquisito la capacità di diventare senso in modo autonomo.