Il diagramma nascosto. La materia della carta nella pratica degli origami
Abstract
Destinazione riservata alla carta, l'origami ne fa un materiale incommutabile: solo la carta può contenere tante pieghe, è un elemento insostituibile, una sorta di principio. Questa peculiarità della carta, di ordine generativo (materia mater), più che nell'opera d'arte realizzata, si esprime nella pratica artistica, nel rapporto tra l'atto creativo e la materia. Già a partire dal telaio dell'origami, lo spirito zen che anima l'arte rivela il contrasto tra una disciplina che richiede impegno, pazienza, studio, perseveranza, e la materia cui si rivolge, transitoria, destinata a non durare, comune e vulnerabile (quella dei castelli di carta). Ma se è vero che la carta, impermanente, povera, ha l'effetto di vanificare la vocazione dell'arte all'assoluto, è anche vero che la carta ha una grande memoria, ed è a questo proposito, a questa capacità di tenere traccia, di ricordare la piega, che l'origami guarda. Senza nulla togliere o aggiungere all'estensione iniziale del foglio, l'architettura della piega, insieme alla logica della stratificazione, ripristina, reinizializza, le virtù strutturali della fibra da cui il materiale è stato originariamente tratto. La carta, che si profila soprattutto sotto questo aspetto temporale-cosmogonico (fine, inizio, origine) trova, nella scena pratica dell'origami, con il suo spazio e i suoi attori, nell'orizzonte di una strategia e nelle trasformazioni narrative, un'ulteriore (inter)definizione. Dalla virtualità del diagramma alla matrice geometrica che si spiega sul foglio, dalla materia firmata che istruisce il gesto alla componente hyletica su cui la mano si regola e l'utensile diventa necessario, nello scarto tra il programma e l'esecuzione, questo intervento intende esplorare i modi in cui, attraverso una pratica variamente attestata e vissuta in prima persona, si esprime e si gestisce il senso della materia.