Modelli ibridi, unici e collezionabili: verso una semiotica dei consumi nel metaverso
Abstract
Il Metaverso evoca una seconda spazialità, quella dell'acquisto, prima virtuale, poi attualizzato come unico modo per aderire all'oggetto e quindi al sistema di valori, in uno scenario in cui i beni di consumo sono sempre più rari e in edizione limitata. Il raggiungimento dell'acquisto non è più un'esperienza estetica ludica, ma una prova glorificante in cui è in gioco il riconoscimento dello status. Seguire le istruzioni significa anche aderire alla corporeità imposta per mantenere la reputazione, il che significa rappresentare se stessi in modo intersoggettivo. Ad esempio, non poter ottenere una costosa NFT esclude da una nicchia culturale, da una forma di vita o da un modo di raccontare una storia. Se la natura dell'esperienza non è materiale, non può nemmeno essere definita immaginaria, perché è vissuta come un piacere che trova la sua espressione nel processo di ricerca e di scelta. Il semplice contatto visivo con il bene, inserito in un contesto pubblico digitale, attualizza il desiderio di consumo. Così, la soddisfazione estetica e l'autostima potrebbero ripagare la privazione di sostanza materiale nel metaverso. È quindi necessario esplorare il metaverso dalla prospettiva latouriana e osservarlo a partire dall'ibridazione.