Ibridi alla moda: Iris van Herpen e le metamorfosi della coded couture

  • Patrizia Calefato

Abstract

Questo articolo parte dall'idea che il corpo vestito alla moda sia un ibrido feticcio (Latour 1992, 1994, 2005; Entwistle 2016; Volontè 2017). Questa concezione collega sia l'idea di ibrido di Latour come modo di riassemblare la cultura con la natura, sia la concezione di Walter Benjamin (1999) della moda come sex appeal dell'inorganico. Secondo Benjamin, la relazione tra organico e inorganico si produce, in modo filosoficamente sconcertante, come un'inversione di significato tra il corpo vivente e il cadavere, in altre parole come feticismo. Al contrario, gli ibridi di Latour sono soggetti sociali dotati di agency propria. Alla luce di questo quadro teorico, il capitolo analizza il lavoro della stilista olandese Iris van Herpen, in particolare nelle sue collezioni del 2021 e del 2022 che si basano sul ruolo attivo degli oggetti: abiti, tessuti, tecnologie, agenti atmosferici come il vento, ecc. In questo modo, la stilista produce diverse forme di ibridazione tra il corpo umano, il mondo animale e vegetale, e l'ecosistema digitale. L'articolo metterà in evidenza le forme di agency reciproca tra corpi umani e corpi di oggetti, tra emozioni e nuovi materiali tecnologici, tra ICT sostenibili ed estetica nel lavoro di van Herpen, mostrando come l'attuale idea di “couture codificata” sia svincolata dalla sua mera funzionalità algoritmica.

Pubblicato
2023-07-27
Come citare
Calefato, P. (2023). Ibridi alla moda: Iris van Herpen e le metamorfosi della coded couture. E|C, (37), 220-226. Recuperato da https://mimesisjournals.com/ojs/index.php/ec/article/view/2765
Sezione
Articles