Percezioni ibride. Ripensare fenomenologia e semiotica attraverso la Actor-Network-Theory
Abstract
È generalmente riconosciuto che Latour, attraverso il suo lavoro nelle STS e l'uso di concetti presi in prestito dalla semiotica della Scuola di Parigi, ha dato un contributo fondamentale al ripensamento dello status degli oggetti nelle scienze sociali. Tuttavia, pur utilizzando modalità semiotiche, Latour ha deciso di lasciare fuori dal quadro l'approccio fenomenologico sviluppato nei successivi contributi semiotici di Greimas e nel lavoro di molti dei suoi successori. Tra le ragioni di questa scelta, egli cita l'incapacità della fenomenologia di sfuggire a una divisione tra Soggetti e Oggetti, basata su un'attenzione ristretta all'intenzionalità umana. Nel mio articolo desidero ritornare su questo tema dell'ANT e della fenomenologia, proponendo di invertire il paradigma fenomenologico, ripensandolo attraverso una sintassi semiotica narrativa, cioè la logica narrativa che sottende l'organizzazione degli attori. Invece di inscrivere la semiotica all'interno di una fenomenologia della percezione, mostrerò come il percorso opposto possa essere più fruttuoso, soprattutto quando la natura umana o non umana attribuita a soggetti e oggetti è a priori indecidibile ed emerge solo dal discorso e dalle interazioni attanziali, Discuterò le implicazioni di questa inversione, analizzando le relazioni tra gli asceti e il territorio montano, così come tra gli esseri umani, le divinità e gli artefatti, nella mia etnografia dei gruppi di pellegrini ascetici a Katsuragi, nel Giappone centrale.