Il pane è sacro, il pane è profano. Questo nostro pane, così strano, così familiare
Abstract
Chiunque si avvicini al tema del “pane” non può fare a meno di riconoscere la difficoltà di riassumere il proprio punto di vista al riguardo, per quanto si restringa l’ambito dell’analisi. Questo articolo affronta tale sfida attraverso una lettura semiotica ed estetica di un classico sul pane: Six Thousand Years of Bread (1944) di Heinrich Eduard Jacob, ampliando poi l’analisi per includere studi italiani recenti di ambito letterario, storico e filosofico. Il risultato qui presentato si concentra su una caratteristica costitutiva del pane: la sua natura di segno plasmabile – tanto nella forma quanto nel contenuto. Descritto come un segno a grado zero delle sue “scritture”, il pane appare essenzialmente o differenzialmente marginale, a seconda delle grammatiche che lo comprendono, come una sorta di cosa in sé la cui fenomenologia è segnata da una costante reinvenzione.
