Abstract
Nel 1948 iniziava appena a dipanarsi il velo su Antonia Pozzi, morta suicida dieci anni prima. Tra le prime manifestazioni di interesse per la sua poesia originalissima e densa di forme e contenuti allora sconcertanti – forse tale rimane ancora oggi tanta parte del suo pensiero e della sua voce – c’è una traduzione in tedesco di un testo che merita di essere riproposto oggi che l’attenzione su di lei donna e su di lei poeta è ricorrente, come si è finora visto, anche per la sua corposità e corporeità.
A distanza di anni, nel 2005, ce ne ha offerto una nuova traduzione in tedesco Stefanie Golisch (Antonia Pozzi, Worte). Gabriella Rovagnati ha infine proposto una versione nella sua antologia italo-tedesca Parole/Worte, Wallstein, Göttingen 2008, p. 135.