Abstract
Al termine del conflitto “fratricida”, iniziato in Ucraina il 24 febbraio 2022, alle migliaia di morti e feriti e ai milioni di profughi si dovranno aggiungere le perdite, anche irreparabili, dell’intero patrimonio ambientale e architettonico. Alle quantità, misurabili in costi e competenze, si dovrà sommare il valore, molto difficilmente stimabile, dell’ambiente e delle opere d’arte perdute per sempre. Certamente non si può ipotizzare, in questi giorni, la predisposizione di una struttura che si occupi della salvaguardia dell’architettura di pregio. Troppo pressante è l’impegno per tutelare la vita delle persone. Quello che si può sperare è che negli incontri delle delegazioni possa trovare ascolto in modo concreto la formulazione di un accordo di non colpire quelle opere uniche che raccontano, più di altre, la storia di un luogo e di un popolo. Se da anni non siamo coinvolti in una vera e propria guerra mondiale, assistiamo però, e sempre più da vicino, a tanti conflitti, tutti caratterizzati dall’inasprirsi, sempre maggiore, degli odi e delle sopraffazioni tra fratelli.