Abstract
L’escalation militare statunitense in Vietnam alimentò un diffuso malcontento che presto sfociò in aperta contestazione. Le iniziative pacifiste e antimilitariste proliferarono, rendendo il Vietnam un riferimento antimperialista globale. In Italia, insieme a un condiviso sentimento di so-lidarietà internazionalista, emerse una percezione ambigua, che vedeva negli Stati Uniti un nemico da abbattere e, al contempo, un esempio a cui guardare. I contatti transnazionali della Nuova sini-stra aggirarono questa diffidenza, permettendo una contaminazione tra pratiche di contestazione differenti. Questi scambi influenzarono soprattutto i movimenti di protesta, rilanciando lo slogan “portare il Vietnam ovunque”. La conflittualità nelle piazze esplose, esasperando le differenze tra vecchia e nuova sinistra e dando vita a fenomeni inediti, come il movimento di lotta dei soldati. L’articolo mostra come le mobilitazioni contro la guerra in Vietnam abbiano plasmato un immagi-nario antimilitarista in grado di diffondersi su scala globale