L’anarchismo italiano come movimento transnazionale 1885-1915

Abstract

Le analisi dell’anarchismo che enfatizzano modelli ciclici di avanzamenti e ritirate non spiegano adeguatamente il perdurare dell’anarchismo nel tempo. Favoriscono un’immagine di impotenza di fronte alla repressione e di riapparizioni cicliche che sembrano accadere per germinazione spontanea, prestandosi così a interpretazioni, come il millenarismo di Hobsbawm, che identificano discontinuità, spontaneismo e mancanza di organizzazione come caratteristiche dell’anarchismo, e corroborando in ultima analisi accuse di inefficacia e irrazionalismo. Responsabili di tale inadeguatezza esplicativa sono i quadri di analisi di scala nazionale. Questo articolo illustra la dimensione transnazionale dell’anarchismo italiano, analizzando la sua presenza negli Stati Uniti e nel mondo, con particolare attenzione alla stampa anarchica. L’analisi transnazionale rivela nuove forme di integrazione, continuità e organizzazione, basate sulla mobilità dei militanti, delle risorse e delle idee attraverso l’oceano Atlantico e il Mediterraneo. In tempi di repressione, le apparenti entrate e uscite dell’anarchismo sulla scena italiana corrispondevano spesso a trasferimenti dell’iniziativa oltre i confini italiani. Il transnazionalismo era una caratteristica intrinseca che sosteneva la tattica insurrezionale incrementando l’opacità dei suoi preparativi. Insurrezionalismo, opacità organizzativa e transnazionalismo contribuiscono nel loro insieme a fornire un modello di spiegazione alternativo al modello delle “avanzate e ritirate”.

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